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ONLY GOD FORGIVES - SOLO DIO PERDONA
(ONLY GOD FORGIVES)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 3 giugno 2013
 
di Nicolas Winding Refn, con Ryan Gosling, Kristin Scott Thomas, Tom Burke, Yaya Ying, Vithaya Pansringarm (Stati Uniti, 2013)
 
Nel cinema, chi scrive privilegia in prima battuta il modo di esprimersi. Prima ancora del soggetto trattato, conta la qualità dello sguardo, destinato a elevare, o mortificare, un tema, una situazione, un personaggio. L'ultimo e attesissimo film della coppia reduce dal clamoroso successo di DRIVE, composta dal regista danese trapiantato a Hollywood Nicolas Winding Refn e dal glamour massimo attuale, il canadese nato a Londra Ryan Gosling, sembra essere stato creato per mettere a dura prova questo prezioso credo personale.

Violenta come d'uso e indubbiamente illustrata alla ricerca di un (certo genere di) superlativa bellezza , la storia di ONLY GOD FORGIVES è presto detta: a Bangkok, un Ryan Gosling insolitamente catatonico e perdente dirige un club di boxe, mentre il fratello va per le spicce trafficando droga. Questi, nel corso di un'incursione (non sprovvista d'interesse documentaristico, come tutti gli ambienti in genere) in uno dei bordelli che costituiscono il vanto turistico della capitale, violenta e uccide un'adolescente. Farà giustizia, massacrandolo, Wang, poliziotto in pensione che funge d'angelo sterminatore grazie ala sua tremenda spada da samurai.

Fine della storia, inizio di ambizioni, di per sé stesse più che legittime. Se i due fratelli già si riallacciano a tutta una mitologia greca, il seguito degli accadimenti costituisce una full immersion edipica anche per chi si è ostinato a non capire: Ryan Gosling deve forse la sua apatia al fatto di avere fuori un padre eventualmente non immeritevole di tale destino. Solleverà da ogni dubbio sulla sua espiazione sviscerando in senso letterale il proprio rapporto con mamma Kristin Scott Thomas, terrificante boss della mafia a dir poco castratrice, e proposta dagli autori in un disinvolto, sorprendente contro impiego.

Certo, l'interesse del film, fotografato dal grande Larry Smith di Kubrick e palesemente immerso in atmosfere alla Lynch o Cronenberg, risiede altrove (rieccoci al "modo" di girare...): non più un noir, ma un film iperstilizzato sulle armi marziali, insistite dominanti cromatiche di preferenza rosse come il sangue, e drappeggi, piani fissi, geometrie rigorosamente simmetriche all'interno delle quali collocare gestualità al rallentatore, ieratiche o, meglio ancora, immobili. E velluti, tubi al neon colorati, in tanta semioscurità a fini claustrofobici, Shakespeare, Freud, la Bibbia e la Grecia e tanta violenza inserite in una cornice di rigida impassibilità. Un film da odiare o amare: nel secondo caso DRIVE ha costituito una sopravvaluta parentesi "classica", un remake del film di Walter Hill, comoda rimpatriata referenziale ai canoni del noir e del thriller tradizionale. Ma il vero Nicolas Winding Refn sarebbe quello dei PUSHER, VALHALLA RISING, INSIDE JOB, riconoscibili nella loro spietata radicalità (come pure nel denominatore comune del botteghino fallimentare). ONLY GOD FORGIVES è un raffinato esercizio di stile; e che ci possa essere motivo d'interesse anche in un eventualmente sublime esercizio di stile è fuori di dubbio. Ma è un altro discorso.


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